Didattica ed esperienze di vita: i nostri studenti ci raccontano le loro riflessioni in un “Diario di bordo”

Caro diario,

Ti scrivo quest’oggi per renderti partecipe del mio “strano” diciannovesimo compleanno. Strano perché non mi era mai capitato di non poter festeggiare con i miei amici , di avere paura a baciare i nonni e i parenti . É stato sicuramente un bellissimo compleanno , tra chiacchiere in famiglia , battute con mio cugino e i brindisi a distanza ! Da domani ,18 maggio, si potrà nuovamente uscire “regolarmente”… sarà bello uscire di nuovo dopo tutto questo tempo , rivedere i coetanei (sempre rispettando le distanze di sicurezza) e fantasticare su quali avventure fare una volta finito tutto ciò . Non vediamo l’ora che tutto questo finisca , che si trovi una cura stabile e che il virus sia solo un brutto ricordo.

Sai ,caro Diario, non vedo ora mai da tanto il mio cuginetto di otto anni , te lo ricordi no? Ieri lo ho chiamato per chiedergli come stesse , come andasse la scuola e se stesse giocando a calcio ,naturalmente in giardino ,con suo papà e raccontandogli un po’ cosa faccio a casa . Dopo una chiacchierata mi ha passato la zia e mi ha raccontato di un fatto accadutogli qualche giorno prima , un fatto che sta a testimoniare che i bambini sono molto più svegli di quanto si possa pensare e di quanto io credessi e che percepiscono meglio di chiunque altro i sentimenti , i pensieri e i turbamenti di chi gli sta intorno ; pensavo che di tutta questa storia ai bambini non sarebbe rimasto nulla , non avrebbero colto di dover stare attenti tra di loro e di mantenere le distanze . Invece pochi giorni fa , dopo avergli messo con cura guantini e mascherina , lui e mia zia , sono andati al parco a fare una passeggiata e prendere un po’ d’aria ; mentre giocavano al parco sugli scivoli e sulle altalene hanno visto avvicinarsi un suo compagno di scuola con la sua mamma, un amichetto con cui spesso andava al mare assieme , giocava a pallone e spendeva piacevoli pomeriggi . Le due mamme si sono avvicinate un po’ per parlare , a debita distanza , e per scambiare due risate sotto le mascherine mentre i due bambini che avrebbero potuto parlare , giocare e magari sbadatamente avvicinarsi un po’ troppo l’uno all’altro , stavano distanti in silenzio ; tutta questa preoccupazione che sentivano giornalmente nelle voci delle loro genitori o sentito in tv ,gli era come entrata e aveva preso il sopravvento . Avevano paura , non sapevano come approcciarsi tra di loro.

Caro diario , non vedo l’ora di poter uscire con la consapevolezza che non si possa più contrarre, e che si possano riprendere i classici rapporti, che fino a 3 mesi fa erano scontati, ma che ora sembrano un lontano miraggio.

Lorenzo Ventrice
5^ALSA

Caro diario,

Spesso le notizie che senti in televisione o leggi sui giornali sembrano sempre lontane da te, non ti toccano, non ti possono capitare. Quando a gennaio circolava la notizia di un virus che aveva colpito la città di Wuhan, mio fratello era molto preoccupato, ma il mio pensiero era stato “non arriverà mai da noi, la Cina è molto lontana dall’Italia”. Purtroppo mi sbagliavo. Sono arrivati i primi episodi di coronavirus in Lombardia, prima a Codogno, poi i primi casi ad Alzano e Seriate e nel giro di poco tempo il numero di contagi è aumentato notevolmente. È stato necessario imporre inizialmente delle lievi restrizioni tipo la chiusura delle scuole fino a dover dichiarare la zona rossa in tutta Italia, vietare tutti gli spostamenti non necessari ed esortare tutti i cittadini a stare a casa e limitare i contatti ai soli membri del nucleo familiare.  Man mano aumentavano il numero di contagiati e di decessi, si è diffuso velocemente un senso di angoscia e di preoccupazione a causa di questa pandemia che sembra non risparmiare nessuno. A Bergamo in ogni ora del giorno si udivano le sirene delle ambulanze che ti trasmettevano un senso di apprensione e di paura. Soprattutto all’inizio temevo per i miei nonni e le altre persone a me care.

Ormai sono trascorse diverse settimane e mi sono abituata alla quarantena: adesso passare le giornate in casa, tra videolezioni e FaceTime, è diventata la mia nuova routine. I contatti con gli amici e i professori avvengono ormai solamente tramite strumenti informatici.

Riguardando le fotografie e i video di qualche mese fa, provo una certa malinconia. Mi mancano i momenti passati con i compagni e gli amici. Mi manca la palestra, le serate in discoteca e tutte quelle attività che prima davo per scontato. Sono consapevole che la situazione non migliorerà in breve termine e dovremo convivere per molto tempo con il virus, modificando le nostre abitudini e cercando di mantenere sempre una certa distanza dagli altri.

Lisa Baldis
5^BLSA

Caro Diario,

Un tempo che sembra lontano, incontravamo persone come noi nei bar, all’aperto, nei ristoranti nelle scuole, nelle piazze, nelle città. Caro Diario se chiudo gli occhi e mi lascio andare ai pensieri più tristi, temo di riaprirli e di ritrovarmi in un mondo da day after. Come in quelle serie televisive in cui rimangono in vita pochi sopravvissuti della specie umana.

Caro Diario, il COVID 19 ci sta mettendo tutti a dura prova. Agli inizi il fatto di restare a casa era una novità, tempi più dilatati, ritmi più calmi, respiro lento. Poi pian piano abbiamo iniziato a capire che le cose non sarebbero ritornate le stesse in pochi giorni. Ora viviamo in una sorta di bolla sospesa nel tempo e nello spazio. I contorni sono i nostri appartamenti, le nostre case, per alcuni più fortunati le ville con giardino o addirittura il parco, ma sempre limitate.

Non solo non viaggiamo, non solo non andiamo a scuola, non solo non andiamo a fare sport, non solo non possiamo andare in discoteca, non solo, per chi è osservante, non può andare in Chiesa, non solo non si possono andare a trovare i nonni o gli zii, non solo non si possono incontrare gli amici, non solo non possiamo scegliere di andare al cinema, ma soprattutto non possiamo guardare il calendario e indicare una data in cui tutto ciò sarà finito. Non abbiamo, al momento, questa possibilità, non abbiamo la facoltà di avere la speranza di dire a noi stessi ancora pochi gironi e poi…

Caro diario, questa sera il sole tramonta con dei colori bellissimi, si odono tutti i rumori della natura che immediatamente ha ripreso il sopravvento su quelli dell’uomo. Ferme le auto, le moto, i macchinari da lavoro là fuori è ritornato il regno della natura. Il cinguettio degli uccelli e anche il canto dei galli, che non mi capacito di credere che ve ne fossero anche in città, erano affogati nei rumori della civiltà.  Prima non mi rendevo conto di quanta natura ci fosse introno a me.

In questo tramonto primaverile e silenzioso guardo la mia immagine riflessa sul vetro della finestra e ascolto il respiro e il cuore che batte nel mio petto come sempre, ma ora ne percepisco il suono. E’ anche il suo un canto, è i mio canto di giovane donna in onore di una giornata che si chiude sul mondo. Il riflesso infuocato sui vetri della finestra mi rimanda un’immagine di me stessa come non l’avevo mai vista e sentita. Il mio riflesso mi fa capire che noi siamo qui e ora e che ci stiamo adattando a qualcosa di nuovo e di imprevisto. Apro la finestra e lascio che la notte in arrivo entri per un pò nella mia stanza. Il fresco è piacevole e mi lascia fluttuare nel respiro infinito di questa sera silenziosa, è un attimo ma mi sembra di cogliere il ricordo ancestrale di una giovane donna che sotto un cielo stellato affrontava intorno al fuoco le insidie della notte. Anche lei si era dovuta adattare e anche lei aveva trovato la forza per andare avanti. Questa forza è dentro di me e in tutti gli esseri umani. Questo pensiero diventa una certezza in me e me lo porto in grembo come fosse una creatura da nutrire e far crescere. Questo pensiero è la speranza.

Caro Diario per oggi ti devo abbandonare poichè nella nuova organizzazione sociale che vige in famiglia dovuta a questi tempi, ora devo aiutare a preparare la cena. Anche questo, un tempo, succedeva di rado mentre ora è un rito importante, siamo tutti e tre intorno al tavolo, mia madre mia sorella e io, come le nostre ave la sera intorno al fuoco e siamo una comunità.

Beatrice Orlando
5^ALSA


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